Descrizione
Il palazzo Giannelli, a Matino, è uno tra i pochi più grandi edifici presenti nel centro storico del
Comune, per estensione, dopo il palazzo marchesale.
Il grande palazzo ha una simmetria tipica di tali costruzioni, impostandola nell’asse di accesso, componendo in
sequenza l’androne coperto, la corte scoperta centrale, la scala a tre rampe nel vano coperto di
fondo, a doppia altezza.
A sinistra di tale elemento di distribuzione si colloca il palazzo esistente con loggiato, a destra
l’ala di nuova costruzione, che riprende le distribuzioni degli spazi dell’ala sinistra, con qualche
piccola differenza che va a colmare gli spazi di risulta e a soddisfare le esigenze abitative e
funzionali.
Completa il progetto, l’annessione dell’edifico principale così formatosi, a quello staccato sulla
via C. del Prete, che avviene tramite l’ambiente “ponte”, costituito da una piccola stanza che
funge da “cerniera” tra le parti del palazzo, passante sulla stradina, e che è stata giustamente
trattata quale elemento architettonico di importante funzione unificante. Infatti nella superficie
calpestabile di poco più di 8 mq si è realizzato un ambiente che non vuole essere
assolutamente solo un luogo di passaggio, ma è parte stessa della casa, sua continuità.
L’ambiente è coperto da una volta a padiglione lunettata, con mensole in pietra leccese e
scolpite, le sole in tutta la casa; il pavimento è costituito da formelle in pastina di cemento
decorata, le due porte che immettono nelle due zone dell’edificio non sono ridotte a piccoli
passaggi come possono ritrovarsi nelle stanze di servizio, ma degne porte a decoro di
quell’ambiente. Sugli altri due lati opposti, che prospettano sulla stradina, si aprono una porta-
finestra con inferriata d’affaccio, verso valle, ed una finestra invece, verso la collina, porge la
luce da nord.
i prospetti manifestano il rigore della ricerca neoclassica; il portale d’ingresso è ad arco
inquadrato tra due paraste, che sorreggono un’accennata architrave e fregio; al di sopra di
questo, il balcone sovrastante l’ingresso è portato da una seconda partitura di pseudo
trabeazione classica, aggettante, che risulta un po’ tozza e sproporzionata.
Questo balcone si prolunga verso l’ala nuova dove però è sorretto dalle sole mensole, libere,
che presentano l’elemento frontale uguale a quello del balcone descritto; gli altri due
balconcini delle ultime stanze annesse sono sorretti da mensole ancora più semplici.
L’elemento angolare della loggia dà alla facciata un vezzoso movimento plastico; presenta sul
fronte principale quattro colonne di stile dorico, lisce, che portano una alta trabeazione, con un
buon aggetto; la composizione, anche perché comprendente l’angolo, sposta l’attenzione in
questo punto e distoglie dalla meno felice soluzione del balcone principale.
Ad arricchire il loggiato si trovano le ringhiere interposte tra le colonne, composte da eleganti
elementi in ghisa. Arch. Lucia Cataldi